Linguaggi gergali: il verlan

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Parliamo di uno dei linguaggi gergali più utilizzati in Francia e sicuramente uno tra i più suggestivi.

Questo gergo si basa sull’inversione sillabica della parola standard della lingua francese, avvalendosi poi di tecniche quali l’apocope (o troncamento) e l’aferesi per aggiustarne la pronuncia.

Le origini del gergo

Il verlan nasce come linguaggio gergale all’interno della subcultura giovanile nel secondo dopoguerra, nonostante si affermi ufficialmente nell’uso comune solamente intorno agli anni 80’. Così come la maggior parte degli argot (o slang) nasce dalla necessità di criptare il messaggio, rendendolo comprensibile solo alla comunità di appartenenza. A differenza però dell’argot utilizzato dalla criminalità (organizzata e non) lo scopo non era quello di evitare una cattura o di eludere i controlli delle forze dell’ordine, bensì quello più semplice e comune a tutti i linguaggi giovanili: identificarsi come gruppo sociale (i ragazzi) ed “eliminare” dalla conversazione genitori o adulti in generale. Verrà poi ripreso con forza all’interno delle banlieue parigine e successivamente nel fantastico mondo del rap hip hop.

Come funziona

Lo stesso termine verlan è il risultato di questa inversione sillabica, viene infatti dal sintagma francese l’envers (il contrario), si ha quindi una divisione prima e un’inversione poi: l’envers diventa lan-ver e quindi verlan. Si può notare già da questo primo esempio come l’aspetto grafico del termine passi in secondo piano, si perde ad esempio la s finale e la sillaba en diviene an, questo perché l’aspetto gerarchicamente più rilevante è la pronuncia, l’oralità del messaggio. Occorre quindi mantenere una certa somiglianza fonetica con il termine ufficiale, non grafica.

Tecniche utilizzate

A questo servono l’apocope (elisione dell’ultima vocale o sillaba della parola) e l’aferesi (perdita della prima vocale o sillaba della parola).

È il caso di americain, qui possiamo vedere l’impiego dell’aferesi trasformando il termine in ricain, ri-cain quindi cainri.

È comune anche l’aggiunta di una vocale o meglio di un suono alla parola, come ad esempio in flic (termine argot per poliziotto, con annessa connotazione dispregiativa, sbirro) il quale diventa flikeuh, fli-keuh, keuh-fli e per apocope keuf.

Dal gergo alla lingua comune

Nel corso del tempo però numerosi termini di questo linguaggio gergale hanno perso la loro “segretezza” entrando a far parte del parlato quotidiano. È il caso ad esempio di ouf (fou), meuf (femme) o zarbi (bizarre).

Occorre però tenere presente che alcuni termini (come ad esempio meuf) possono risultare volgari o avere un’accezione più forte rispetto al temine ufficiale. È il caso di zarbi per bizarre, dove il secondo potrà essere tradotto con “strano” mentre il termine in verlan identifica qualcuno o qualcosa di “molto strano”.

Ma eccovi alcuni esempi, secondo me molto cool, di verlan:

  • Arabe > ra-be > beu-re > beur (arabo, magrebino)
  • Cigarette > ci-garette >  garetteci ma anche garette o garo (sigaretta)
  • Lourd > lou-r > relou (pesante)
  • Métro > mé-tro > tromé (metropolitana)
  • Vas-y > va-zy > zyva (forza, dai!)

Consiglio anche la visione di questo video per altri esempi

Un’ultima parentesi: si possono trovare termini che hanno subito una doppia inversione sillabica, come beur, utilizzato per designare i figli di genitori immigrati in Francia dai paesi del Nord Africa, trasformato poi in reub e utilizzato dagli stessi beur per identificare e affermare se stessi.

Che altro dire… J’aime le céfran!

Stefano Gaffuri

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